L’olmo, ovvero l’albero della liberta’ nei paesi della comunita’ montana lametina
Scritto da Giuseppe Musolino il Mar 25, 2012 | 3 commentiGiuseppe Musolino, «L’olmo, ovvero l ‘albero della libertà nei paesi della comunità montana lametina» in Storicittà, anno VII, n. 67, aprile 1998, p. 36-38.
L’articolo nacque sotto la spinta della triste fine che avevano fatto gli olmi di Decollatura che poi era la stessa fine che avevano fatto gli olmi di tutta Europa.
Nell’intero territorio, ormai da tempo, il fungo Ophiostoma ulmi che provoca l’infezione detta “grafiosi dell’olmo”, aveva causato la morte di tutti gli olmi. Fra questi c’erano quelli piantati nelle piazze di Praticello e Rizzi cui gli abitanti erano particolarmente affezionati, anche per l’ombra delle loro immense chiome.
In occasione delle ricerche sugli olmi e la loro presenza nel territorio, avevo scattato molte foto e reperito numerose immagini che non trovarono posto nell’articolo pubblicato. Alcune di esse sono molto interessanti ed è perciò che le inserisco in questa pagina, pensando di far piacere a qualche cultore della storia locale.
Cominciamo con il dire che gli olmi di Decollatura come quelli di tutti gli altri paesi furono piantati durante la Repubblica Partenopea del 1799 quando tutto il Regno fu percorso da idee di libertà e si utilizzò quest’albero come simbolo. Per questo motivo era chiamato “albero della libertà”. A Decollatura ne esistevano quattro: a Praticello, Adami, Rizzi, Iunci. Poi ce n’erano a Soveria, Conflenti, Bianchi, Scigliano e così via. Di molti di questi ho fatto appena in tempo a scattare le fotografie perchè ormai non ci sono più.
L’albero della libertà inizialmente era un albero simbolico, senza radici, sul quale venivano fissati i simboli repubblicani, soprattutto il rosso cappello frigio, simbolo stesso della Rivoluzione (il cappello frigio come simbolo è rimasto ancora in uso nello stemma dell’Argentina e di altri paesi del Sud America, nel sigillo del Senato degli Stati Uniti, e così via).
I primi alberi della libertà vennero issati in Francia durante la Rivoluzione Francese e subito dopo si stabilì che dovevano essere alberi viventi, con forti radici idonee a sostenere la pianta che si slanciava verso l’alto. Una completa allegoria del popolo che si erge verso la conquista dei diritti e della libertà.
Degli alberi veri piantati in Francia nel 1789 rimane un solo esemplare, molto sofferente, che si trova nel comune di La Magdaleine, Dipartimento del Lot, nel sud della Francia. Ecco la sua fotografia tratta da un sito francese molto interessante (http://krapooarboricole.wordpress.com):
Le fotografie che seguono ritraggono l’olmo di Piazza Verdi di Decollatura, «Praticello», nella sua forma migliore, prima della malattia:
Le fotografie che seguono si riferiscono all’abbattimento degli olmi secchi di Praticello e Rizzi avvenuta nel 1997:
Come si vede dalle immagini precedenti, l’olmo di Praticello aveva un tronco completamente cavo mentre quello di Rizzi si presentava secco ma integro, tanto è vero che per quest’ultimo fu necessario legare una corda a un trattore per avere ragione del secolare tronco.
La parte di tronco rimasta nel terreno nella primavera successiva cacciò un debole germoglio che fu difeso e curato dagli abitanti che avevano “perso” uno degli elementi più caratteristici del loro borgo. Il germoglio si trasformò presto in una bella e robusta piantina che inaspettatamente cresceva bene, forse perchè l’epidemia aveva perso virulenza o forse perchè i funghi, dopo avere distrutto completamente tutte le piante ospiti, erano a loro volta scomparsi perchè privi di sostentamento.
Ecco come si presenta oggi (2012) il nuovo olmo che ha compiuto 14 anni:
Nella piazza di Praticello, in occasione della Festa dell’albero della primavera successiva, il 21 marzo 1998, l’Amministrazione comunale pensò di piantare un bell’esemplare di quercia rossa (Quercus rubra). La specie venne scelta perché la quercia, come anche si può evincere da tutta la letteratura che pubblico nel link in fondo a questa pagina, nell’antichità aveva le stesse caratteristiche simboliche dell’olmo. Inoltre ha tutte le caratteristiche che deve avere una pianta destinata ad accogliere persone sotto la sua chioma: non deve produrre frutti o resine che cadendo sulle persone facciano male o macchino i vestiti, deve essere longeva e ad alto fusto, ecc.
Ecco le fotografie della manifestazione — con una improvvisa breve presenza della neve — cui parteciparono anche alunni della scuola elementare e del Liceo Scientifico:
Quella che segue è la fotografia dell’olmo di località Iunci, nel Comune di Decollatura, scattata nel 1998 quando quell’olmo, come gli altri, era già completamente secco:
Seguono le fotografie degli olmi degli altri paesi del comprensorio.
Iniziamo con quello di Conflenti. Le sue dimensioni, come dico nell’articolo, lasciano presupporre un’età maggiore degli altri olmi e quindi un contesto diverso a cui si deve la sua messa a dimora.
La mia opinione personale è quella che il legame vada cercato con il santuario della Madonna della Quercia presso cui è situato. L’olmo era stato piantato davanti al santuario per offrire ombra e riparo ai pellegrini, usanza che era stata introdotta in Francia molti secoli prima. A corroborare questa ipotesi c’è l’utilizzo dell’olmo come luogo di sosta come si deduce dall’ampio sedile a semicerchio visibile nella foto qui sotto e poi un altro fatto molto curioso che, come accenno nell’articolo, a Conflenti l’olmo davanti al santuario viene chiamato “pioppo” e ciò non perchè gli abitanti non distinguano le due specie arboree ma quasi che ” ‘u chiuppu” fosse il nome proprio di quell’albero.
A che cosa è dovuto questo scambio di nomi? Al fatto che in Francia, prima e, soprattutto durante la Rivoluzione Francese fosse stato proprio il pioppo ( ma anche l’olmo, la quercia, ecc.) ad essere adoperato come albero della libertà. Il pioppo aveva una dote in più rispetto alle altre piante e cioè il suo nome latino, Populus, con il richiamo così forte al popolo delle persone, il nuovo soggetto che con i nuovi corsi della storia comincia ad essere titolare di diritti e diventa protagonista della vita politica. Diventa titolare del potere che in suo nome esercitano gli organi della Repubblica ed in ogni piazza deve essere rappresentato da una pianta forte, con forti radici e protesa verso l’alto. Pioppo dicono quindi i Francesi quando si riferiscono alla pianta protagonista degli spazi pubblici, quelli in cui si riunirono i primi consigli del popolo per deliberare sulle questioni comuni. Un esempio ancora ci viene da Piazza del Popolo a Roma che così si chiama perchè un tempo vi si trovava un pioppo.
Anche l’olmo di Conflenti, purtroppo, non c’è più nonostante le cure cui era stato sottoposto da specialisti chiamati a trovare un rimedio.
A seguito della sua rimozione dal sito originario, il tronco ormai secco è stato conservato, dopo opportuni trattamenti, dietro il santuario e dotato di una targa in marmo per ricordarne la storia, come si vede dalle foto seguenti:
Come scritto sopra, io penso che la data di piantumazione dell’olmo sia successiva a quella della costruzione del santuario poichè è alla necessità di offrire un riparo ai pellegrini che si può far risalire la sua collocazione. Ciò non cambia di molto la stima dell’età dell’albero in quanto si tratterebbe di qualche decina di anni; ciò che cambia è invece la comprensione culturale del sito e della genesi di ciò che vi si trovava.
Questo è l’olmo che esisteva nei pressi della Chiesa di San Giovanni di Soveria Mannelli. Anch’esso negli anni ’90 del Novecento è stato abbattuto perchè colpito dalla mortale infezione. Oggi al suo posto cresce un altro olmo di una specie più resistente.
Un altro olmo storico si trova nel comune di Montepaone, in provincia di Catanzaro. Anche quello fu piantato per festeggiare la Repubblica Partenopea del 1799 ed è ancora in vita, nonostante problemi di varia natura che ne minacciano la sopravvivenza.
Temendo che la pianta potesse morire, a Montepaone hanno provveduto, in collaborazione con il CNR di Firenze, a conservare in azoto liquido campioni dell’albero in modo da poterne ottenere dei cloni nel caso in cui lo storico olmo dovesse soccombere.
Qui di seguito si può leggere l’articolo al quale ho aggiunto altre fotografie e documenti molto interessanti sulla storia dell’albero della libertà (in francese).
Madonna che emozione rivedere l’olmo di Praticello, non sapevo che esistessero ancora delle foto cosi’ belle e nostalgiche.
Io sono nato a Praticello e ho dei ricordi bellissimi passati sotto quel meraviglioso albero, grazie di queste belle fotografie.
L’Olmo di Praticello è veramente emozionante, mi ricorda la gioventù. Complimenti per l’articolo
Grazie per l’apprezzamento. Effettivamente penso che quella pianta manchi a tutti noi e, forse, avremmo dovuto valorizzarla di più quando era viva. L’articolo che avevo scritto e questa pagina almeno contribuiscono a ricordarlo e a capirne adesso l’importanza.