Articolo pubblicato in «Forum Italicum. A Journal of Italian Studies», Vol. 27, Nos. 1-2, Spring-Fall 1993, pp. 33-82.
L’Autore, all’epoca della pubblicazione, era direttore di Campi Immaginabili.
Rocco Mario Morano analizza la produzione poetica del calabrese americano Michele Pane, il quale adopera come mezzo espressivo il
dialetto della sua terra natia, quasi come elemento di difesa nei confronti delle difficoltà del vivere nel grande mondo. I richiami al
tardo-simbolismo passano attraverso la celebrazione del tradizionale contrasto città-campagna, ravvisabile nelle opere dei grandi scrittori
greco-latini, Teocrito e Virgilio. E così l’esilio di Melibeo e il dramma dei pastori si riempiono di nuovi significati, rivivendo, nella poesia del Pane, in forma strettamente autobiografica.
(estratto dall’introduzione Immaginario e rappresentazione nella letteratura del Sud di Anna Nadeo – Università di Salerno)