Si è svolta ieri nella sala del Museo della Civiltà contadina di Piazza della Vittoria a Decollatura (CZ) la presentazione del libro di Giuseppe Soriero «Sud, vent’anni di solitudine» edito da Donzelli nel 2015. L’evento è parte del programma di manifestazioni estive 2016 promosse dall’Amministrazione Comunale di Decollatura e dalla ProLoco.

Insieme a me era presente il Sindaco di Decollatura Anna Maria Cardamone che, dopo i saluti all’ospite e agli intervenuti, nel dibattito che è seguito, ha proposto alcuni importanti spunti di riflessione.

Ho iniziato con un saluto all’Autore del quale ho ricordato la partecipazione a molti momenti significativi della vita amministrativa e politica di Decollatura, e specialmente in occasione dell’inaugurazione dell’EuroPalasport di Decollatura nel 1997 quando ero amministratore comunale. Ho poi esposto la mia relazione a partire da una breve nota biografica sull’Autore per proseguire poi con un’analisi del contenuto del libro. Sono seguiti l’intervento di Soriero, quello del Sindaco Cardamone e quello del pubblico con cui è iniziato un interessante dialogo.

 

Vent'anni di solitudine - Libro di Giuseppe Soriero

 


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Sabato 6 agosto 2016 alle ore 18,30

Sala conferenze del Museo della civilta’ contadina

Piazza della Vittoria, Decollatura CZ

 

Presentazione del libro Sud, vent’anni di solitudine

di Giuseppe Soriero

Sarà presente l’Autore

Vent'anni di solitudine - Libro di Giuseppe Soriero

Programma:

Saluto del Sindaco di Decollatura Anna Maria Cardamone

Introduce e modera Giuseppe Musolino

Intervento dell’Autore

Interventi del pubblico

La Cittadinanza è invitata a partecipare


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La Calabria su Voyager

Ieri sera (18 luglio 2016) è andata in onda su Raidue una interessante puntata del programma Voyager condotto da Roberto Giacobbo che ha destato l’attenzione di molti. Il motivo per cui segnalo l’evento è che si è trattato di una puntata molto interessante per l’archeologia nel territorio calabrese. Il taglio è stato un po’ ai confini tra scientifico ed esoterico, cosa che non fa bene alla ricerca come propriamente dovrebbe intendersi però è anche vero che il perdurante disinteresse dell’archeologia ufficiale per molte problematiche “dure da masticare”, lascia spazio a chi sa offrire un taglio accattivante ricorrendo al consueto pacchetto di magia ed esoterismo. Non condivido nulla di questo taglio interpretativo ma se abbiamo dovuto aspettare Voyager per vedere affrontata la tematica dell’archeologia dei siti in pietra della Calabria qualche riflessione occorrerà anche fare.

La puntata si è occupata anche, anzi direi soprattutto, della leggenda della sepoltura di Alarico a Cosenza (dal minuto 18:26). L’idea di utilizzare la figura di Alarico come testimonial della città non è nuova ma in questi ultimi tempi ha subito un’accelerazione grazie al coinvolgimento di Vittorio Sgarbi da parte dell’Amministrazione comunale di Cosenza. Personalmente non condivido molto Alarico come emblema di Cosenza e, indirettamente, anche della Calabria. Alarico era un re straniero e un invasore e non vedo in che modo potremmo identificarci con la sua figura e la sua azione. Ben diverso è il tentativo di trovare la sua sepoltura che già da solo è capace di promuove l’interesse per la storia e l’archeologia del territorio calabrese.


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Sul numero 225 di «Storicittà» (Marzo-aprile 2015) è stata pubblicata la mia recensione del libro «Giovan Battista de Gattis. Un protagonista di inizi Ottocento» di Francesco Rocca e Ferdinando Vescio di Martirano.

Copertina De Gattis

 

L’articolo, inserito nella rubrica «Scaffale» a pagina 59, si occupa della pubblicazione dell’interessante volume che ricostruisce la vita avventurosa e complicata di Giovan Battista de Gattis, un signorotto di Martirano (CZ) che volle fare del dominio sulle terre e sugli uomini lo scopo della sua vita.


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tris

 

 

 

 

 

Il problema di febbraio 2015 ha come titolo “Tris triviale”.
Si tratta di una variante del gioco detto anche filetto. La particolarità consiste nel fatto che tutte le mosse di entrambi i giocatori avvengono in maniera casuale. In pratica è come se i giocatori nemmeno guardassero la scacchiera, persino quando la terza casella per fare il tris fosse libera e basterebbe occuparla con la propria pedina per vincere.

Nel tris normale si sa che il primo giocatore ha maggiori probabilità di vittoria, cioè si sa che con le sue mosse potrebbe imporre sempre il risultato di patta e potrebbe perdere solo dopo un grave errore.

Ma che succede nel tris casuale? Chi avrebbe maggiori probabilità di vincere? Questo è quanto chiede il problema del mese.


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Il problema di «Le Scienze» pubblicato nel numero di Gennaio 2015 (vedi pagina) chiede di risolvere un interessante problema: come tagliare una fetta di torta di area massima con la condizione che sia ottenuta con un taglio simmetrico e con tre punti appartenenti alla circonferenza (raggi r, r e l’arco AB interno indicato con “a“) .

Schematizzando il problema con un disegno, ecco come si presenta la torta:
il problema della fetta di tortaSi tratta di un classico problema di massimo che si affronta trovando la funzione area e poi studiando la sua derivata.

La soluzione che ho trovato e che è molto piaciuta ai redattori della rivista, è

α= 1,3065423741888062022287278 radianti

oppure, espressa in gradi,

α= 74 gradi 51 primi e 33,70966567616054 secondi d’arco.

Tutti i passaggi sono presenti nella soluzione completa esposta nel pdf si può trovare qui

Qui di seguito inserisco i link per scaricare i file di Geogebra (estensione .ggb) che sono utili per studiare il problema e cercare la soluzione:

I Rudi Matematici che hanno pubblicato la mia soluzione all’interno del blog che ogni mese dà le soluzioni pervenute, così commentano:

E l’abbiamo già detto, non riusciamo davvero a citare tutti i solutori (rischiamo perfino di confonderli… ad esempio, abbiamo più di un Lucio C. ….) ma non possiamo chiudere prima di salutare Giuseppe M., che ci scrive da un paese in Calabria che ha un nome delizioso e caratteristico, e che risolve virtualmente ogni nostro quesito. La soluzione di Giuseppe è molto bella, con grafici belli anche solo da guardare dal punto di vista estetico. L’abbiamo messa in un pdf, e potete trovarla qui.

A loro va il mio sentito ringraziamento per il commento e l’apprezzamento per la soluzione e anche perchè hanno sottolineato il dolce suono del nome della nostra amata Decollatura.


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La commemorazione di Emilio Grandinetti si è svolta lunedì 11 agosto 2014 nella Sala consiliare del Comune di Decollatura. La numerosa partecipazione dei cittadini, nonostante la giornata particolarmente calda, ha confermato l’interesse per l’importante personaggio di cui però si era sempre saputo poco.

 

Il Sindaco dott.ssa Anna Maria Cardamone, la prof.ssa Katia Massara e il prof. Giuseppe Musolino

Il Sindaco dott.ssa Anna Maria Cardamone, la prof.ssa Katia Massara e il prof. Giuseppe Musolino

Il Sindaco dott.ssa Anna Maria Cardamone ha porto il saluto di benvenuto a tutti gli intervenuti ribadendo che le attività culturali come quella in corso sono state sempre sostenute dall’Amministrazione e che così si vuole continuare.

La prof.ssa Katia Massara durante il suo intervento

La prof.ssa Katia Massara durante il suo intervento

La prima relazione presentata è stata quella della professoressa Katia Massara, docente di Storia contemporanea presso l’Università degli Studi della Calabria, da titolo «L’emigrazione politica all’inizio del Novecento». Nella relazione la professoressa ha ripreso un tema approfondito nel corso di una lunga ricerca che ha prodotto anche diverse pubblicazioni come

  • Il popolo al confino. La persecuzione fascista in Puglia, 2 voll., 1991;
  • (con Salvatore Carbone) I socialisti siciliani schedati nel Casellario politico centrale da Crispi a Mussolini, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 1993;
  • L’emigrazione “sovversiva”. Storie di anarchici calabresi all’estero, Le Nuvole, Cosenza, 2003;
  • Gli esuli calabresi fra dissenso e impegno politico, in Calabresi sovversivi nel mondo (a cura di Amelia Paparazzo), Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, 2004, pp. 45-80

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Il prossimo 11 agosto 2014, presso la Sala Consiliare del Comune di Decollatura, alle ore 17, l’Amministrazione Comunale organizza una manifestazione per ricordare la figura di Emilio Grandinetti (1882-1964) a 50 anni dalla sua scomparsa.

Locandina

Grandinetti è stato un grande sindacalista che svolse la sua attività in America nella prima metà del Novecento e la cui azione fu decisiva nell’organizzazione dei primi scioperi per l’ottenimento di migliori condizioni per i lavoratori. Nato a Decollatura nel 1882, Grandinetti era studente di ingegneria a Messina nei primi anni del Novecento quando si affermavano in Calabria e in Sicilia i primi movimenti socialisti e sindacali. Attivamente inserito nella lotta per il riscatto delle classi sociali più umili e contro il malgoverno, fu costretto a partire in America a 24 anni per evitare guai con la legge.

Corteo di lavoratori dell'industria dell'abbigliamento, Chicago 1915

Corteo di lavoratori dell’industria dell’abbigliamento in sciopero, Chicago 1915

In America divenne uno dei maggiori propagandisti e attivisti nel movimento sindacale dell’ACWA, il sindacato degli operai dell’abbigliamento. Grande oratore e trascinatore di folle, fu giornalista molto apprezzato e sostenitore della causa degli antifascisti italiani. Nonostante non sia mai ritornato in Italia, nei suoi scritti emerge sempre il ricordo del luogo natio. Morì a Chicago nel 1964 lasciando i figli e la moglie Elvira Forte, originaria di Catania, che aveva condiviso con lui tutta l’esistenza.

La Parola del Popolo

A ricordare Emilio Grandinetti ci saranno il sindaco di Decollatura Anna Maria Cardamone, la professoressa Katia Massara, docente di Storia contemporanea dell’Unical che parlerà dei movimenti politici e sindacali in Calabria all’inizio del Novecento e il prof. Giuseppe Musolino che illustrerà la biografia di Grandinetti con documenti, molti dei quali inediti. Alla manifestazione saranno presenti numerosi parenti di Emilio Grandinetti.


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Sul numero 219 di «Storicittà» (giugno 2014) in edicola in questi giorni, è pubblicata la terza e ultima parte del mio articolo «Giovanni Bonacci da Decollatura, autore dei testi della scuola italiana del primo Novecento

La prima e la seconda parte erano state pubblicate nei due numeri precedenti. Nell’articolo ho illustrato le principali vicende biografiche e l’opera dell’importante autore di libri di testo delle scuole italiane della prima metà del Novecento di storia, geografia e antologie di italiano.

Giovanni Bonacci

Giovanni Bonacci

E’ un personaggio che vale la pena di conoscere anche per i suoi studi che toccano i problemi dell’emigrazione. Notevole è anche il suo contributo alla ricerca storiografica sulla figura di Pietro Giannone che lo vide contrapposto a Giovanni Gentile in una polemica serratissima.

Storicittà n. 219 - Giugno 2014

A breve su questo sito pubblicherò altro materiale su Giovanni Bonacci e le sue opere.


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Si è svolto il 22 maggio 2014 presso il Liceo Scientifico «Luigi Costanzo» di Decollatura l’incontro con Francesco Bevilacqua, autore di numerose pubblicazioni sul tema delle bellezze naturalistiche della Calabria e sulla loro valorizzazione. Il titolo dato all’incontro «Cammino, penso quindi racconto…» annunciava chiaramente il contenuto della conversazione e anche la chiave di lettura dell’opera di Bevilacqua.

L’incontro, promosso dal Dirigente Scolastico dott.ssa Patrizia Costanzo in collaborazione con la casa editrice Rubbettino, ha visto la partecipazione di un folto pubblico di studenti, docenti e cittadini e l’intervento del Sindaco di Decollatura dott.ssa Anna Maria Cardamone.

Locandina

Dopo il saluto del Dirigente e del Sindaco ho svolto l’intervento di presentazione di Francesco Bevilacqua e della sua ultima opera Sulle tracce di Norman Douglas. Avventure fra le montagne della vecchia Calabria (Rubbettino, 2012). Il libro è il racconto di una serie di viaggi intrapresi in diverse occasioni da Bevilacqua nella Calabria più profonda e sconosciuta sulle orme del viaggiatore Norman Douglas, un inglese che all’inizio del Novecento scoprì la Calabria e la volle visitare servendosi quasi esclusivamente delle sue gambe.

Sulle tracce di Norman Douglas

 

Nel 1915 uscì a Londra il volume Old Calabria in cui Douglas raccontava le impressioni ricevute viaggiando in una delle ultime regioni selvagge della vecchia Europa. Ne emergeva un quadro allo stesso tempo tragico e struggente di un popolo fiero e nobile ma che non riusciva a comprendere e a proteggere le bellezze uniche che ancora possedeva.

incontro Bevilacqua

L'intervento del Dirigente Scolastico dott.ssa Patrizia Costanzo. Foto di Manuela De Fazio

Intervento prof. Giuseppe Musolino

Intervento prof. Giuseppe Musolino. Foto di Manuela De Fazio

Nel mio intervento ho tracciato un parallelo tra le figure di Douglas e Bevilacqua, tutti e due attratti irresistibilmente dai monti, dai fiumi, dalle tracce lasciate dagli uomini nel corso dei millenni in una regione che meriterebbe migliore fortuna. Quello che segue è il testo del canovaccio seguito nel mio intervento:

Francesco Bevilacqua vive a Lamezia Terme dove è nato nel 1957.

Segue studi classici e si laurea in Giurisprudenza a Firenze. Svolge l’attività di avvocato nella stessa Lamezia Terme.

Subito dopo la laurea, forse anche per la residenza per qualche anno fuori regione,  inizia ad interessarsi al sociale a all’ambiente delle Calabria in cui è tornato a vivere.

Con Italia Nostra e il WWF negli anni ’80 partecipa alle prime iniziative sul tema ambientale che si orienteranno soprattutto nella pressante richiesta dell’istituzione dei Parchi naturali in Calabria per contrastare il degrado e gli scempi che dovunque avanzavano.

Aderisce al CAI, al FAI, è attivo nel Touring Club Italiano, insomma a ogni organizzazione che abbia come scopo la scoperta, la valorizzazione e la tutela del paesaggio e della cultura antropologica degli uomini che lo abitano.

La strada che ha scelto è quella operativa. Non un “ecologista” delle tavole rotonde e dei salotti ma uno che la campagna la batte veramente in prima persona, scoprendo e percorrendo sentieri, frugando nei boschi più inaccessibili, scalando letteralmente le montagne calabresi che, sebbene non alte quanto quelle alpine, sanno essere altrettanto severe con chi sbaglia.

Dai suoi 32000 chilometri di cammino a piedi, ci rimangono racconti e immagini che ha divulgato attraverso la pubblicazione di moltissime opere sia sulle più prestigiose riviste (Bell’Italia, Airone, Rivista CAI, ecc.) sia nei 17 saggi sulla Calabria e la sua natura.

Collabora con la casa editrice Rubbettino, tiene conferenze, insegna in corsi di aggiornamento, partecipa ad attività istituzionali, ha collaborato con la RAI per la produzione di documentari. E poi pratica lo sci di fondo, l’alpinismo e, ovviamente, il trekking. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per la sua attività di scrittore e di ambientalista.

È sposato con figli e, in fondo, è una persona come noi.

Non può bere molti caffè, fa un’alimentazione salutista ma, come noi, non può passare dritto davanti a una bella tavoletta di cioccolata che solo lui sa dov’è perché è lui che l’ha nascosta lì!

«OLD CALABRIA»

L’ultimo libro di Francesco Bevilacqua è «Sulle tracce di Norman Douglas. Avventure fra le montagne della Vecchia Calabria», Rubbettino, 2012.

È il resoconto di una serie di escursioni fatte da Bevilacqua attraverso la Calabria ripercorrendo lo stesso itinerario che all’inizio del ‘900 aveva fatto un viaggiatore inglese di nome Norman Douglas.

«Sulle tracce di Norman Douglas» inizia proprio presentandoci l’opera «Old Calabria» uscita nel 1915 per opera dello scrittore Norman Douglas.

Fu forse proprio l’incontro con questo volumetto, acquistato in una libreria di Firenze dove studiava, che iniziò Francesco Bevilacqua a un mondo che se non ci fosse stato quell’incontro, forse, non avrebbe mai conosciuto. Lo dice l’autore stesso quando parla di quel volume che dopo trent’anni, ancora tocca e legge, legge e rilegge fino a consumarlo.

Il volume scritto da Norman Douglas è uno dei libri di viaggio fra i più letti e longevi. Si inserisce nel filone delle opere pubblicate da viaggiatori stranieri che percorrevano l’Italia alla ricerca delle forti sensazioni nelle regioni più primitive e selvagge.

«Old Calabria» fu pubblicato per la prima volta a Londra nel febbraio 1915 in 1000 esemplari dall’editore Martin Secker e poi in altri 1000 esemplari nel marzo 1920.

Douglas era nato in Austria nel 1868 da padre scozzese ma la sua vita si svolse in Inghilterra prima e poi in Germania. Studiò biologia, scienze naturali, studiò le lingue classiche e quelle moderne, entrambe molto utili per la sua futura vita di viaggiatore.

Era irresistibilmente attratto dall’Italia, specialmente Napoli e le sue isole. Fu un diplomatico per alcuni anni ma ben presto lasciò per vivere unicamente dedicandosi ai viaggi e alla scrittura. Sposato, ebbe due figli ma il matrimonio non durò molto.

Le rendite delle proprietà di famiglia  gli consentirono di vivere senza problemi e allora si trasferì a Capri, che fu dove fissò la sua dimora definitiva, pur alternandovi la residenza con altri posti. Passò il resto della vita tra viaggi, attività benefiche (raccolta fondi per il terremoto in Calabria, riforestazione di Capri, ecc.), avventure sentimentali, pubblicazione di opere. Col passare del tempo la sua situazione economica cominciò a vacillare ma fu sostenuto dagli amici italiani e inglesi che non gli fecero mancare l’aiuto, specie quando la salute cominciò seriamente a cedere. Morì a capri nel 1952.

In «Old Calabria» descrive il suo viaggio attraverso la regione – che visitò molte volte – allora ancora quasi tutta selvaggia, cercando gli angoli più nascosti e arrampicandosi per sentieri impossibili. Nelle sue parole si indovina in più di un’occasione la sua mentalità reazionaria nei confronti della gente calabrese che gli si presentava sporca e brutta, senza trascurare però di ricordare la bellezza delle donne.

A Bevilacqua naturalmente non sfugge questo aspetto di Douglas ma, dice in nostro autore, che «sapeva cogliere dietro l’arretratezza, l’immobilismo, lo sfasciume sociale di quella terra, un’intima, struggente bellezza».

Bevilacqua sceglie di ripercorrere l’itinerario di Douglas perché il loro modo di viaggiare è uguale. Entrambi preferiscono la fatica, il passaggio ravvicinato con il terreno, la strada, gli alberi, insomma tutto quello che riescono a vedere i viaggiatori che si muovono con le loro gambe.

La fatica fisica è il viaggio per Bevilacqua. Senza sudare, senza il gelo che ne segue, senza sentire la pioggia che bagna e inzuppa tutti i vestiti, non è viaggiare. Non si può dire che si conosce un luogo se non si è stati inzuppati dalla sua pioggia, se non si è rimasti bloccati da una frana della sua terra, se non si è guadato il suo fiume con l’acqua fino al collo. Perché il viaggiare, dice l’autore, «è la ricerca dei luoghi delle mie radici, della mia anima, della mia identità.»

Lui ha naturalmente un fuoristrada, ma a dispetto del nome, lo usa solo per andare in strada perché poi, fuori strada, ci va a piedi.

E a proposito di “comodità” il Nostro chiarisce che dal suo amore per la Calabria non ha inteso ricavarne vantaggi. Anche quando, in seguito ai successi delle sue iniziative, gli venivano offerti posti di un certo interesse, candidature e altre prebende che molti avrebbero trovato interessanti, lui ha declinato le offerte. Nel fare bene il suo lavoro, nel cercare di fare del bene alla propria terra e, soprattutto, nell’essere un buon padre, ha trovato la sua gratificazione. Ma torniamo al libro.

L’Autore segue un doppio binario. Mentre descrive percorsi e racconta aneddoti che sono poi in molti casi esperienze di vita, anche drammatiche, ripropone il parallelo con il viaggio fatto un secolo prima da Norman Douglas, quasi come se sperasse di incontrarne in qualche punto qualche traccia da lui lasciata o, almeno, immaginare di rivivere le sensazioni che il paesaggio, nei luoghi più impervi rimasto inalterato, potevano provocare sull’inglese.

Molte sono le buone letture di Bevilacqua che emergono in tutto il libro. Oltre alla letteratura degli alpinisti e viaggiatori estremi, non ha tralasciato di leggere i maggiori intellettuali che hanno parlato del viaggio e, in definitiva, dell’uomo.

Ed ecco che di questi autori ci propone delle citazioni che raramente ho trovato così pertinenti e calzanti per aiutare l’autore a esprimere con le parole che in quel momento gli mancano il concetto che voleva. Moltissime sarebbero le citazioni da ricordare. Per esempio la geniale intuizione di Vito Teti, uno dei maggiori antropologi calabresi, che conia il termine di «narrabondi stanziali»

 

Francesco Bevilacqua

Francesco Bevilacqua durante il suo intervento. Foto di Manuela De Fazio

Giuseppe Musolino e Francesco Bevilacqua

Giuseppe Musolino e Francesco Bevilacqua. Foto di Manuela De Fazio

Subito dopo la mia presentazione è intervenuto Francesco Bevilacqua che ha proiettato un bellissimo filmato con le immagini dei momenti più belli delle sue infinite esplorazioni calabresi e lucane sul Pollino, l’Aspromonte e la Sila. Ha poi svolto un ampio intervento in cui ha esposto il suo pensiero sul paesaggio e sulla memoria che abbiamo perso dei luoghi fino a pochi anni fa familiari a tutti gli abitanti. Molti gli episodi che ha raccontato e che si possono leggere nel suo ultimo libro: dai momenti più difficili vissuti nel corso delle camminate fino agli incontri con gli elementi più belli del paesaggio calabrese come le gole tra le montagne, le cascate, la fauna selvatica.
Un particolare appello ha rivolto ai giovani ed è quello di non dimenticare i nomi dei luoghi perchè in essi si ritrovano tracce di un passato che non si può sacrificare in nome di un’illusoria modernità. Sono seguiti poi gli interventi degli studenti e del pubblico che hanno sollecitato l’autore a rispondere alle loro domande.

Vecchia Calabria, edizione del 1978

Vecchia Calabria, edizione del 1978

 

Norma Douglas nel 1935

Norma Douglas nel 1935

Per quanto riguarda «Old Calabria», la fondamentale opera di Norman Douglas, vale la pena sfogliare il libro che aggiungo qui di seguito. E’ in inglese e quindi molti avranno difficoltà a leggerlo (ma esistono in commercio molte edizioni in italiano dal titolo “Vecchia Calabria”), ma l’edizione sfogliabile che vi propongo è la prima edizione inglese del 1915 dell’editore Martin Secker. E’ autografata dallo stesso Douglas e contiene alcune bellissime immagini della Calabria, della Puglia e della Basilicata:

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Si è svolta ieri, sabato 28 dicembre 2013, nel Palazzo Cosentini a Feroleto Antico (CZ) la consegna dei riconoscimenti ai vincitori del Premio Ferula d’oro 3^ edizione 2013 e agli altri autori destinatari di menzioni speciali.

La manifestazione, che ha avuto come conduttrice la giornalista Maria Teresa Notarianni, ha visto un qualificato tavolo di presidenza con Pietro Fazio, Sindaco di Feroleto Antico, Franco Falvo, presidente della giuria, lo storico prof. Ulderico Nisticò, la prof.ssa Lina Latelli Nucifero, le scrittrici prof.sse Savina Tecla Palmieri e Sina Mazzei.

Il tavolo della presidenza

Al momento della consegna delle targhe e degli attestati la giuria ha letto anche la motivazione per l’assegnazione di ciascun premio.

Ecco le altre  immagini:

Premiazione di Giuseppe Musolino

Premiazione di Giuseppe Musolino

 

Premiazione di Giuseppe Musolino

Premiazione di Giuseppe Musolino

 

Targa premiazione

Attestato

Motivazione

Al giornalista Franco Falvo, organizzatore del Premio e presidente della Giuria, e ai giurati va il ringraziamento per il riconoscimento che mi è stato assegnato.

Le altre fotografie sono nella Photogallery del sito www.michelepane.it

Per il racconto dettagliato della manifestazione potete visitare il sito www.cittadiferoletoantico.it, promotore del «Premio Ferula D’Oro».

 

 


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Con grande piacere comunico che il mio libro «Michele Pane. La vita» si è classificato al secondo posto del Premio Letterario FERULA D’ORO-CITTA’ DI FEROLETO ANTICO Terza edizione – 2013.

La giuria, presieduta dal giornalista Franco Falvo e composta da Vincenzo Villella, storico, Lina Latelli Nucifero, giornalista, e dalle scrittrici Sina Mazzei e Savina Tecla Palmieri,  tra le tante opere pervenute e dopo una prima selezione ha scelto 12 opere finaliste, dopo un attenta valutazione delle stesse ha redatto la seguente classifica:

1° classificato:  CAMILLO  TRAPUZZANO con l’opera “ GIZZERIA NEL CATASTO DEL 1753”

2° classificato: GIUSEPPE MUSOLINO  con l’opera “ MICHELE PANE , LA VITA”

3° classificato:  DOMENICO  METE  con l’opera “PAROLE COME SEGNI”

 

Michele Pane. La vita

Il volume "Michele Pane. La vita" di Giuseppe Musolino

 

Manifesto Ferula d'oro 2013

Manifesto Ferula d'oro 2013

I miei ringraziamenti vanno al giornalista Franco Falvo, organizzatore del Premio, e alla Giuria per la positiva accoglienza riservata al mio lavoro. Ai colleghi autori che hanno partecipato alla selezione vanno le mie congratulazioni e un arrivederci alla serata conclusiva.

La manifestazione di premiazione si terrà, alla presenza del Sindaco di Feroleto Pietro Fazio e di varie autorità del mondo culturale a palazzo Cosentini nel centro storico di Feroleto Antico giorno 28 dicembre 2013 con inizio alle ore 16,00.

Link alla pagina sul Premio del sito della Città di Feroleto Antico.

 


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Questo articolo è la naturale prosecuzione di quello pubblicato quasi esattamente un anno fa intitolato «Presentata la 1a Carta Archeologica del territorio del Comune di Decollatura» in cui parlavo della pubblicazione del volume «1a carta Archeologica del territorio di Decollatura». In quell’occasione si presentarono i risultati dell’indagine di superficie che avevano indicato chiaramente la presenza di reperti di remota datazione. Ci si lasciò con l’idea che il passo successivo sarebbe dovuto essere l’avvio di una vera e propria campagna archeologica destinata a indagare più in “profondità”. Occorreva cercare conferme alle idee delle due studiose Ginevra Gaglianese e Paola Vivacqua che, dall’esame dei frammenti di ceramica e impasti ritrovati, indicavano una datazione del sito Muraglie intorno ai primi secoli dopo Cristo o forse ancora più remota.

 

Panoramica

Panoramica di parte dell'area degli scavi

 

Gli scavi

L’Amministrazione Comunale di Decollatura guidata dal sindaco Anna Maria Cardamone si dichiarò subito disponibile a coordinare gli aspetti amministrativi dell’avvio di una campagna di scavi da prevedere per l’estate 2013. Da quel momento, uno dopo l’altro, si sono affrontati tutti i problemi che una simile operazione presentava e infine, dopo aver adempiuto a tutti i passaggi necessari e ottenute le autorizzazioni dei proprietari dei terreni, il 14 ottobre ha avuto inizio la campagna di scavi in località Muraglie di Decollatura, nei pressi della chiesa di San Bernardo. A rendere possibile l’attività sono stati innanzitutto la passione e la dedizione delle due archeologhe Ginevra Gaglianese e Paola Vivacqua che gratuitamente si sono assunte l’onere di essere responsabili del cantiere e di lavorare dalle 7 del mattino al tramonto per quindici giorni lasciando da parte le rispettive attività professionali e anche gli impegni familiari. A coadiuvarle negli scavi sono stati, sempre a titolo gratuito, altri archeologi già laureati e altri che stanno completando gli studi. A loro si sono uniti anche altri volontari della Pro Loco di Decollatura, della Protezione Civile e dell’Associazione Passaggiari avanti. La partecipazione di queste tre associazioni, coinvolte fin dalla fase progettuale attraverso diversi incontri preparatori tenutisi nel Municipio, è stata la vera carta vincente dell’intera operazione. I loro associati hanno fatto fronte alle necessità logistiche mettendo a disposizione una tenda che ha funzionato da ufficio e deposito temporaneo, tavoli, carriole e attrezzi, il serbatoio di erogazione dell’acqua e anche il gruppo elettrogeno per l’illuminazione notturna del cantiere che l’ultimo giorno è stato necessario attivare.
L’Amministrazione Comunale ha stanziato una somma di 1500 euro che è servita per l’acquisto di alcuni utensili, rete da cantiere, carburante e per un rimborso spese a due operai.
Da sottolineare infine l’ottimo rapporto di collaborazione con i proprietari dei terreni: i signori Felice Marasco e Nicola Marotta e la signora Palmieri. Da parte dei responsabili del cantiere e da tutti gli altri partecipanti si è organizzato tutto per dare loro il minore disturbo possibile.

 

Conferenza stampa

Conferenza stampa: Spadea, Cardamone, Gaglianese, Vivacqua

E veniamo adesso ai risultati della campagna di scavi.
Il 30 ottobre scorso nella Sala Consiliare del Municipio di Decollatura si è tenuta la conferenza stampa per comunicare, appunto, i primi risultati dei 15 giorni di lavoro. Erano presenti il Sindaco Anna Maria Cardamone, il Soprintendente per i Beni Archeologici della Calabria dott. Roberto Spadea e le archeologhe Ginevra Gaglianese e Paola Vivacqua. Tra i pubblico — ma a pieno titolo come coprotagonisti — i volontari e i rappresentanti delle associazioni.
Il Sindaco ha ringraziato tutti per il magnifico lavoro e ha rilanciato promettendo il suo impegno per reperire i fondi necessari per riprendere già dalla prossima estate con una nuova campagna di scavi. Il dott. Spadea ha avuto parole di elogio per le due archeologhe, per i volontari e per l’Amministrazione prenotando già un posto per poter partecipare come volontatio alla prossima campagna di scavi dal momento che a breve sarà collocato a riposo e quindi cesserà dal suo incarico.

P. Vivacqua e G. Gaglianese

P. Vivacqua e G. Gaglianese

Gli interventi di Gaglianese e Vivacqua hanno catturato l’attenzione di tutti perchè tutti aspettavano le notizie ufficiali sull’entità dei risultati. Dopo aver premesso che ciò che si diceva era basato ancora su una prima analisi dei reperti e che quindi, per avere contezza scientifica completa, occorrerà attendere lo studio e la relativa pubblicazione, hanno illustrato le due maggiori novità. La prima è la presenza di una tomba con spallette in muratura che all’origine era rifinita con intonaco interno e copertura in laterizi. Di essa restano solo tracce e frammenti poichè è stata violata e comunque distrutta dal secolare utilizzo agricolo del fondo. Al suo interno è stato trovato un frammento di anfora da trasporto che la dott.ssa Vivacqua ha classificato come africana 2A. Nella sfortuna di non aver ritrovato l’intera anfora, ha affermato, tuttavia possiamo dirci fortunati poichè l’orlo è l’unica parte dell’anfora che con il suo particolare disegno consente di riconoscerne la tipologia e quindi la provenienza. Ed è così che è stato poichè l’anfora proviene dalla Tunisia, come anche molti degli altri frammenti di ceramiche ritrovati nello stesso sito.

 

Un esemplare di Anfora II A

Un esemplare di Anfora Africana tipo II A simile a quella che si trovava nella sepoltura scavata, riconoscibile dall'orlo

Una seconda sepoltura, ritrovata proprio l’ultimo giorno di scavi, riguarda una fossa terragna che ha attirato subito l’attenzione delle archeologhe e di Vittorio che era al lavoro in quel punto. La piccola parte di teschio che emergeva lasciava indovinare le piccole dimensioni dell’individuo che è stato identificato come “infante”. Si riconoscevano parte del teschio, lo sterno, frammenti di arti e poco altro. Un solo frammento di ceramica era presente nella fossa ed è stato classificato come “orlo di un piatto-coperchio databile tra il I e il IV secolo d.C.”

L'archeologa Ginevra Gaglianese

L'archeologa Ginevra Gaglianese

L’altro fatto nuovo e inatteso è stata la scoperta di un asse viario della larghezza di circa 2,50 m. Il tratto scavato non è molto esteso ma è sufficiente per osservare il suo allineamento che è Est-Ovest, cioè diretto a monte verso il valico di Acquabona e a valle verso l’attuale abitato. Ancora è troppo presto per trarre conclusioni ma è indubbio che una strada in pietra che passa attraverso una necropoli (sempre che le due entità siano coeve) necessita di una spiegazione che va oltre quella di alcune sepolture in una località periferica. D’altra parte già le altre testimonianze escludono trattarsi di una necropoli afferente a una stazione povera e marginale, bastando osservare la grandezza delle tombe in muratura rifinite con intonaco interno in malta. E poi la ceramica, incluso l’orlo di anfora che attesta relazioni commerciali a lunghissima distanza, rendono pienamente conto della presenza di un asse viario adeguato all’importanza del sito. Attendiamo il pronunciamento delle due archeologhe.

Foto scavi

I risultati di questa campagna di scavi, sebbene ancora solo provvisori, non possono non indurre chi si occupa della storia locale a riconsiderare quanto si era finora finora ipotizzato. La prima ovvia osservazione è che già tutto era contenuto nel toponimo «Romano» che niente ha a che fare con nomi di antichi proprietari ma è da ricondurre direttamente alla “romanità” del sito, ai costruttori delle tombe  e utilizzatori delle ceramiche di sigillata africana ritrovate in frammenti. Romani dunque erano coloro che commerciavano con le coste della Tunisia prodotti di cui ancora non conosciamo la natura. Non deve ingannare il lettore di questo articolo il fatto che il toponimo «Romano» oggi sembra limitato alle poche case che sorgono nel punto in cui Via Risorgimento incrocia la strada provinciale 159/1, poichè nell’antichità con esso si indicava tutto il territorio che va dalla chiesa di San Bernardo fino a Praticello, includendo il fondo Cianflone per un totale di oltre 50 ettari. Successivamente, altri toponimi hanno sostituito «Romano» in molte sue parti: Muraglie, Crucivia, Cancello, Monte, Fondaco, Cianflone e così via, per cui Romano è diventato un toponimo relativo a un piccolo ambito, a differenza di quanto avveniva all’origine.
Poi c’è il toponimo «Muraglie», insistentemente da molti attribuito alla presenza di muri a secco adoperati per terrazzare i terreni. Ebbene, si può dire che in località Muraglie non c’è alcuna presenza di muri a secco per terrazzare i terreni poichè la differenza di livello tra i fondi raramente supera un metro di altezza e quindi non è richiesta alcuna opera muraria. In qualche punto è stata osservata la presenza di modeste concentrazioni di pietre in corrispondenza del’argine ma si trattava solo del fatto che l’argine è il posto migliore per tenervi le pietre affioranti dal terreno durante i lavori agricoli. E quindi all’origine di «Muraglie» c’è la presenza di murature in rovina affioranti dal terreno, se si vuole escludere l’altro significato che classicamente si attribuisce a “muraglia” cioè quello di mura di fortificazione di una città che qui sembrerebbe da escludere…

L'assenza di muraglie di terrazzamento

L'assenza di muraglie di terrazzamento nei terreni di località "Muraglie"

Venendo poi all’annosa questione dibattuta dagli storici di ogni tempo, se cioè le ossa che da sempre si dice siano state rinvenute nella zona siano da ritenersi la prova o meno dello scontro tra l’esercito di Pirro e i Mamertini, la presenza di una necropoli ne stabilisce un’origine ben diversa, fermo restando l’interrogativo sull’ubicazione dell’epica battaglia. Le ossa e gli oggetti (“mezze spade”, “pomi di padiglione”, “un elmo”, una moneta romana, “ossa di smisurata grandezza”, ecc.) testimoniano non lo svolgimento di una battaglia che per puro caso si sarebbe svolta in quel luogo, quanto piuttosto di una residenza e di una necropoli utilizzate per moltissimi secoli, in grado quindi di produrre i resti via via ritrovati e mai mostrati da nessuno.

Foto scavi

La volontaria Elisa Marasco al lavoro con frammenti appena ritrovati

La volontaria Elisa Marasco al lavoro con frammenti appena ritrovati

Foto scavi

 

Foto scavi

 

Si scava con l'illuminazione artificiale

Si scava con l'illuminazione artificiale

 

Scavi ricoperti con telo di plastica e terra

Scavi ricoperti con telo di plastica e terra

Foto ricordo

Foto ricordo

Questo è il comunicato reso noto dalle archeologhe Gaglianese e Vivacqua durante la conferenza stampa:

CAMPAGNA ARCHEOLOGICA – LOC. MURAGLIE – DECOLLATURA

 Il progetto di ricerca sul territorio, iniziato nel corso del 2010 con una breve indagine di archeologica di superficie, supportata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria e condotta dalla dott.ssa Ginevra Gaglianese, ha permesso, attraverso l’analisi dei rinvenimenti in superficie e la conseguente quantificazione delle presenze archeologiche, di gettare le basi per l’elaborazione di una “Prima carta archeologica del territorio di Decollatura”, pubblicata da CittàCalabriaEdizioni, a cura di G.Gaglianese, G.Musolino, P.Vivacqua. Da questa ricerca è chiaramente emersa l’alta potenzialità dell’area quale ulteriore contributo alla comprensione dell’evoluzione dei sistemi insediativi dell’intero territorio del Reventino.

Tra i siti individuati, quello di località Muraglie – nota sin dagli anni Ottanta per il rinvenimento fortuito di sepolture– apre nuovi orizzonti circa l’importanza del territorio in epoca brettia, romana e tardoantica, testimoniando un’interessante e inaspettata continuità insediativa.

Il rinvenimento di frammenti di ceramica sigillata di produzione africana, collocati cronologicamente tra il V e VI d.C., assume particolare importanza, testimoniando, come in epoca tardoantica vi sia un importante potere di scambio e dialogo tra questo sito montano e la costa, tale da giovare delle merci provenienti dal bacino del Mediterraneo.

Tale premessa ha indotto l’Amministrazione Comunale di Decollatura, a promuovere una campagna di scavo stratigrafico sul sito di località Muraglie, dando seguito all’impegno costante nelle attività di promozione della cultura del proprio territorio.

La campagna di scavo archeologico è stata diretta dal dott. Roberto Spadea della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria e condotta sul campo dalle archeologhe dott.ssa G. Gaglianese e dott.ssa P. Vivacqua.

L’indagine stratigrafica realizzata tra il 14 ottobre 2013 e il 26 ottobre 2013, è stata possibile grazie a un piccolo finanziamento da parte dell’Amministrazione Comunale e soprattutto al coinvolgimento di volontari, appassionati, professionisti, studenti di archeologia e membri dell’Associazione Passaggiari Avanti.

Il Gruppo Croce Rossa di Decollatura, la Protezione Civile comunale e la Proloco di Decollatura hanno contribuito notevolmente ai lavori di logistica e di gestione del cantiere di scavo.

L’intera iniziativa dimostra, quindi, come, la sinergia tra diversi gruppi che operano sullo stesso territorio e il proficuo lavoro di rete, possa portare a risultati significativi e compiuti.

I nuovi lavori di ricerca hanno confermato l’importanza dell’area di località Muraglie nel processo di popolamento del territorio di Decollatura, in epoca antica.

Nello specifico l’indagine archeologica nella proprietà Marasco ha restituito i resti di una sepoltura con spallette in muratura (pietre legate da malta) con intonaco interno e copertura in laterizi. All’interno della sepoltura, già violata, è stato rinvenuto un frammento di anfora da trasporto Africana 2A, proveniente dalla Tunisia.

Il contenitore adibito al trasporto di olio e/o salse di pesce è datato tra la fine del II e la metà del III sec. d.C. e attesta una frequentazione dell’area in epoca romana.

L’anfora all’interno della sepoltura potrebbe essere pertinente al corredo del defunto o aver rappresentato essa stessa un contenitore per i resti ossei (enchytrismòs)

Accanto alla sepoltura in muratura lo scavo ha restituito una fossa terragna con resti ossei pertinenti ad un infante, con un corredo, assai povero, costituito da  un orlo di piatto-coperchio databile tra il II e il IV sec. d.C

Elemento di novità nell’area destinata a necropoli è rappresentato dal rinvenimento di un asse viario con andamento E-O e un ingombro in larghezza di 2.50m circa.

In attesa di uno studio approfondito dei dati di scavo è lecito formulare più ipotesi di lavoro: che la strada sia pertinente alla necropoli o che testimoni invece una diversa destinazione d’uso  dell’area in un diverso contesto cronologico, come lasciano presupporre i numerosi frammenti ceramici e altri piani di frequentazione individuati nel corso dello scavo.

Dopo questa prima e circoscritta esperienza, per il futuro, l’Amministrazione Comunale di Decollatura auspica di poter disporre di un contributo finanziario congruo per poter continuare in maniera maggiormente incisiva sulla via della ricerca intrapresa, cercando, altresì, di gratificare il lavoro intellettuale e fisico di tutte le forze impiegate in questo importante lavoro di ricostruzione dell’identità territoriale.

 Ginevra Gaglianese e Paola Vivacqua

 

Il quotidiano «La Gazzetta del Sud» il 2 novembre ha pubblicato un bell’articolo a firma di Santino Pascuzzi, presente alla conferenza stampa e sempre attento alle iniziative culturali del territorio. L’articolo ha avuto un grande riscontro tra i lettori anche perchè è stato lanciato con una vistosa e — forse — beneaugurale civetta (=locandina pubblicitaria di un quotidiano appeso fuori dalle edicole con un titolo di richiamo):

 

"Civetta" della Gazzetta del Sud 2 novembre 2013

 

Gazzetta del Sud 02 novembre 2013

Gazzetta del Sud 2 novembre 2013

 

Questo era invece l’articolo pubblicato l’8 ottobre, alla vigilia dell’inizio degli scavi, quando ancora non si sapeva cosa sarebbe successo:

Gazzetta del Sud 09 ottobre 2013

Gazzetta del Sud 9 ottobre 2013

 

COPYRIGHT © 2013 GIUSEPPE MUSOLINO


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Problema di Le Scienze Settembre 2013: «Sarah Connor?»

Il problema ha un’enunciazione semplicissima:

Dato un giardino a forma di triangolo rettangolo (cateti 300 e 400 metri), trovare la siepe più breve per separarlo in due parti di area uguale.

Il contesto non appare molto complicato. Il fatto che si tratti di un triangolo con i lati che formano una terna pitagorica semplifica i calcoli ma non sarebbe stato essenziale.

divisione in due di un triangolo

La siepe che divide in due parti uguali un giardino a forma di triangolo

 

Fissate i nomi dei vertici come in figura abbiamo che:

  1. La lunghezza minima della siepe che divide in due il giardino è di 196,494989 metri. Si tratta di un arco di circonferenza con centro nel vertice in cui si uniscono l’ipotenusa e il cateto di 400 m, quindi quello che è il vertice dell’angolo minore, e avente raggio di circa 305,352145 metri.
  2. Se per qualche motivo non si è disposti a fare una siepe curva, rimane l’alternativa della siepe rettilinea che unisce il punto E sull’ipotenusa con un punto D sul cateto maggiore entrambi distanti 316,227766 dal vertice dell’angolo minore che nel disegno allegato ho indicato con C. In questo caso la distanza è di 200 metri.

Dimostrazioni.

Punto A)

Costruiamo il settore circolare di centro C e angolo α dato da arcsen(3/5) circa uguale a 0,6435 radianti. Per avere un’area di 30000 metri quadrati (la metà dei 60000 metri quadrati dell’intero giardino) occorre un raggio r fornito dalla formula inversa dell’area del settore circolare. Da qui il valore proposto di 305,352145 metri.

Una volta noto il raggio, la lunghezza dell’arco si ottiene dalla definizione di misura in radianti di un angolo, per cui arco= raggio * angolo

quindi arco = 305,352145 * 0,6435 = 196,494989 metri

 

Punto B)

L’area di un triangolo si ottiene dalla nota formula trigonometrica secondo cui bisogna moltiplicare due lati qualsiasi per il seno dell’angolo tra essi compreso e dividere per due. Il seno dell’angolo è noto ed è 3/5 da cui, l’area è nota a priori ed è 30000 metri quadrati, da cui si deduce che i lati (uguali) sono lunghi 316,227766 m.

Trovati i due lati, ricaviamo il terzo (che è la lunghezza della siepe cercata) con la formula del coseno (o di Carnot) che ci dà appunto 200 metri esatti.

 OSSERVAZIONE

La scelta dell’altro angolo acuto, quello maggiore, come vertice del triangolo non sarebbe altrettanto valida poiché, essendo per angoli acuti il seno strettamente crescente e il coseno strettamente decrescente, la diminuzione del raggio necessario per avere una data area, sarebbe vanificata dalla piccolezza del contributo del coseno nella formula di Carnot nel non far aumentare il valore del lato opposto all’angolo scelto e che poi in definitiva è la lunghezza della siepe. Con l’altro angolo si otterrebbe una siepe curva di circa 236 metri.

Questa è la visualizzazione del problema con GeoGebra:

GeoGebra Foglio di lavoro dinamico

Questa è un’Applet Java creata con GeoGebra da www.geogebra.org – Java non risulta installato sul computer in uso – fare riferimento a www.java.com

In questa seconda rappresentazione con GeoGebra si può osservare il comportamento della siepe se si sceglie un punto sull’ipotenusa (come nel primo caso) e il secondo punto sul cateto minore. In questo caso si osserva come la lunghezza della siepe non scenda mai sotto i 245 metri (circa):

GeoGebra Foglio di lavoro dinamico

Questa è un’Applet Java creata con GeoGebra da www.geogebra.org – Java non risulta installato sul computer in uso – fare riferimento a www.java.com

 

Questo è il link alla pagina di Le Scienze con la soluzione al quesito.

Da qui e qui si possono prelevare i due file per GeoGebra per essere usati offline.


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Come preannunciato si è svolta nella Sala Consiliare del Comune di Decollatura la manifestazione di premiazione dei vincitori del Concorso Regionale di Poesia Dialettale “Vittorio Butera”.

Locandina

Durante la serata ho presentato la mia relazione dal titolo «Michele Pane e Vittorio Butera: una storia di amicizia e poesia».

 

Giuseppe Musolino durante l'intervento

Giuseppe Musolino durante l'intervento

 

Sul sito www.michelepane.it tutti i dettagli e le fotografie dell’evento.


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Si terrà il prossimo 29 settembre 2013 alle ore 18 nella Sala Consiliare del Comune di Decollatura la manifestazione nel corso della quale verranno premiati i vincitori del 2° Concorso di Poesia dedicato a Vittorio Butera.

Nel corso della manifestazione ci saranno interventi di relatori e letture di poesie di Michele Pane e Vittorio Butera.
Io proporrò l’intervento dal titolo: «Michele Pane e Vittorio Butera: storie di amicizia e poesia» in cui traccerò un parallelo tra le vite dei due grandi amici e poeti che hanno costruito un monumento linguistico ai dialetti dei loro rispettivi paesi.


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Questa mattina ho potuto finalmente adempiere a una promessa che da tempo avevo fatto all’amico e collega di lavoro, nonché Assessore alla Cultura del Comune di Bianchi, prof. Pasquale Taverna.
Si tratta del ritratto dell’illustre prof. Luigi Accattatis (1838-1916) che aveva vissuto molti anni a Bianchi e dove morì l’8 giugno 1916 e di cui nessuno oggi conosceva le sembianze poichè anche i discendenti erano privi di sue fotografie. Di questa circostanza capitò a me e a Pasquale di parlare qualche tempo fa e io l’informai che nella documentazione che avevo consultato nel corso delle ricerche su Michele Pane, mi ero imbattuto proprio in una piccola fotografia che Accattatis aveva inviato nel 1906 al giovane poeta decollaturese con il quale aveva intrattenuto una corrispondenza su questioni riguardanti le norme da seguire nella scrittura di poesie in dialetto. Pane fece tesoro dei consigli del grande studioso e lessicografo e gli fece leggere in anteprima le nuove composizioni che aveva intenzione di pubblicare, come poi effettivamente fece nel 1906 con «Viole e ortiche». Accattatis gli scrisse un bellissimo articolo, incluso nella raccolta, che così conclude:

So che il Pane vagheggia il pensiero di raccogliere e pubblicare in volume, col simpatico titolo di “Viole ed Ortiche” le sue produzioni letterarie. Le limi “con mano diurna e notturna”, prima di licenziarle al pubblico, che […] è assai severo e schifiltoso, segnatamente di fronte ai sorrisi delle nove muse. Lʼegregio giovine trova esempi di virilità e di serietà di studi nella propria stirpe, e non gli dispiacerà la franca e rincorante parola di un vecchio amico ed ammiratore di suo zio [Francesco Fiorentino, n.d.A.]»

Il ritratto di Luigi Accattatis

Il ritratto di Luigi Accattatis

Ma torniamo al ritratto. La fotografia originale è un “formato Turista” montata su cartoncino di circa 6,6×10,7 cm eseguita dallo studio fotografico R. Gaudio in Via Carmine a Cosenza e sul retro riporta la dedica:

Al valoroso giovine Michele Pane, che illustra, in America, la negletta Calabria, questo ricordo di L. Accattatis.

Dall’eremo di Bianchi, il 5 agosto 1906

Per gli amici di Bianchi  — e, in particolare, per la gioia dell’assessore Taverna — ho fatto eseguire una riproduzione ingrandita delle dimensioni 30×45 cm, ho messo la cornice e infine l’ho portata nel Museo delle Pergamene dove è stata immediatamente appesa al muro:

Consegna ritratto Accattatis (G. Musolino e P. Taverna)

Consegna del ritratto di Accattatis (G. Musolino e P. Taverna)

Il Museo delle Pergamene di Bianchi è una magnifica realizzazione dell’Amministrazione Comunale che l’inaugurò nel 2004 sotto la guida dell’allora sindaco Rocca, inaugurazione cui ebbi la fortuna di partecipare. Da allora il salone che l’ospita, sito nel Municipio di Bianchi, è stato completato nell’arredamento e dotato di vetri di protezione delle preziose pergamene che ospita.

Museo delle Pergamene

Museo delle Pergamene, da oggi con il ritratto di Luigi Accattatis

Le decine di pergamene e le altre centinaia di documenti antichi provengono dalla Famiglia Accattatis che ha voluto donarle al Comune perchè venissero conservate, studiate e rese fruibili dal pubblico. A compiere questo generoso atto di donazione fu il discendente Luigi Elvio Accattatis, prematuramente scomparso, che già nel 1984 aveva promosso e istituito il Centro di Studi Paleografici di Bianchi destinato poi nel 2004 a diventare Museo delle Pergamene.
«Oggi — ha detto Pasquale Taverna — con la collocazione del ritratto di Luigi Accattatis nel Museo, sento di aver adempiuto ad un dovere che tutti sentivamo nei confronti del grande studioso e alla sua famiglia cui si deve la possibilità per tutti di godere di questa splendida raccolta di pergamene».

Anche da parte mia è andato il pensiero a Luigi Accattatis e alla generosità della sua famiglia per aver fatto diventare patrimonio di tutti gli studiosi una miniera così grande di informazioni sull’intero territorio che è ancora tutta da esplorare.
E infine dobbiamo ricordare che è grazie a Libertà Pane che aveva raccolto i documenti del padre Michele e dei nipoti De Pascalis che li hanno messi a disposizione che tutto ciò è stato possibile. Io ho fatto solo l’ultimo passo!

4 settembre 2013

GIUSEPPE MUSOLINO

COPYRIGHT © 2013

P. S.

Ecco l’articolo sulla consegna del ritratto di Accattatis pubblicato su «Il Quotidiano» l’8 settembre 2013:

Articolo su Il Quotidiano dell' 8 settembre 2013

 


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E’ stato da poco pubblicato il numero della rivista «Calabria Letteraria», anno LX, n. 4-9 del 2012, che contiene due miei articoli.

Il primo è intitolato «Il poeta Felice Costanzo» ( pagine 7-11) e si basa sulla ricerca effettuata e poi presentata al pubblico l’estate scorsa in occasione della ripubblicazione della «Grammatichetta» (questo è il link per la pagina sull’evento).
Viene ricostruita la vicenda personale del poeta nipote di Michele Pane in relazione alla sua produzione letteraria.

Il secondo articolo invece è un contributo alle celebrazioni per il 60° anniversario della prestigiosa rivista poichè − come narrato in «Michele Pane. La vita» − il suo fondatore, il compianto Emilio Frangella, fin dall’inizio intrattenne rapporti strettissimi con Michele Pane. Il titolo del mio contributo «Michele Pane ed Emilio Frangella» (pagine 146-152) evidenzia che il contenuto è incentrato sui rapporti tra i due proprio nei momenti cruciali in cui la rivista nasceva. Ricostruisco, sempre facendo riferimento a documenti originali e finora inediti, il complesso rapporto di legami tra Michele Pane, Emilio Frangella e Alfredo Gigliotti, l’editore della rivista «Scrittori Calabresi» che vedeva in qualche modo in Calabria Letteraria una potenziale concorrente.

Calabria Letteraria, Anno LX, n. 3-9, Aprile-Settembre 2012

Calabria Letteraria, Anno LX, n. 3-9, Aprile-Settembre 2012

Infine, sempre sulla stesso numero di «Calabria Letteraria» (pagine 193-196), troviamo la recensione scritta dal prof. Franco Ferlaino sulla mia opera biografica «Michele Pane. La vita».
E’ un bellissimo testo, scritto da un esperto conoscitore di cose calabresi (è cultore di Antropologia presso l’Università della Calabria nonchè autore di numerosi saggi) che ha pienamente colto lo spirito e le novità contenute nel mio lavoro.

Il numero di Calabria Letteraria, come si legge anche sulla copertina, è un numero speciale che il Direttore prof. Franco Del Buono ha voluto per ricordare i primi 60 anni della rivista che ha svolto un ruolo molto importante nella cultura letteraria in Calabria.

«Calabria Letteraria», anno LX, n. 4-5-6-7-8-9, Aprile/Settembre 2012, euro 16,00.

Edizioni di «Calabria Letteraria Editrice», Gruppo Rubbettino, Soveria Mannelli


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