il mistero della casa del vento
Il mistero della casa del vento
Autore: GRANDINETTI Daniela Categoria: Autori di Decollatura, Narrativa Editore: Perrone Pubblicato: 2010 ISBN: 9788863162028 Pagine: 200 Pages Luogo di pubblicazione: Roma Lingua: Italiano Dimensioni: 20 cm Tags:Daniela Grandinetti |
Descrizione:

E’ il primo romanzo scritto da Daniela Grandinetti. Questo è l’incipit:

Incipit

E’ iniziata un pomeriggio di una bella giornata di sole, mentre camminavo su un sentiero che si inerpicava su per la collina. A me piace camminare, con scarpe solide.

Ho notato a un certo punto una casa che sembrava disabitata, nascosta dalla vegetazione incolta. A prima vista sembrava una casa come tante, un edificio squadrato con il tetto a spiovente, i muri gialli, gli infissi bianchi,  l’intonaco leggermente scrostato. Le finestre simmetriche, grigie, chiuse. Tutte. Sul lato destro c’era un porticato, delle sedie di vimini in disordine, alcune rovesciate, scrostate dall’umidità e dal sole. La casa era in stato di abbandono, ma non dava l’idea di non essere più abitata: sembrava ci vivesse qualcuno che non aveva cura del degrado. Il giardino era un ammasso di erba alta lasciata libera di aggrovigliarsi e arrampicarsi ovunque.

“Che peccato”. Pensai spiando dal cancello.

La casa

(..) ci sono degli attimi nella vita che spalancano vuoti di sotto che danno un senso inebriante di vertigine.
Quando senti che puoi cadere. Quando senti che puoi rialzarti. Quando senti che sta iniziando un capitolo nuovo. Quando afferri la bacchetta e sai che se solo compi quel mezzo maledetto giro, alle tue spalle c’è un’orchestra che a un tuo gesto comincerà a suonare. E tu la senti la musica che vuoi suonare. Il più delle volte lasciamo cadere quella bacchetta dalle mani, non ci curiamo nemmeno dove vada a cadere. La lasciamo andar giù e oscuriamo quell’attimo dorato che magari ci potrebbe cambiare la vita, aprire una finestra nuova, guardare le cose da una prospettiva diversa. Sbarriamo gli occhi dell’anima che cerca sogni nuovi.
Ma in quell’attimo, pochi secondi, decisi che volevo farlo quel mezzo giro su me stessa. Tirai un respiro ben assestato, l’orchestra al completo stava rumorosamente accordando gli strumenti. Mi voltai. Una folata di vento mi colpì in pieno volto.
Per la prima volta in tutta la mia vita improvvisamente compresi che il vento ha una sua lingua. Il vento ti prende come un amante, e se ti lasci andare, puoi danzarci dentro, e insieme. E allora potrai sentire le parole. Le parole del silenzio. Sentire il corpo muoversi, o scuotersi, tra armonie e dissonanze.
Ascoltai quel vento: aveva la voce di un violino che suonava piano, in lontananza, come un richiamo timido. Ascoltai aggiungersi un pianoforte, dapprima discreto, per poi agganciare le stesse note del violino. E un violoncello, con il suo timbro umano caldo, sensuale, morbido. E poi ancora percussioni leggere, pulsanti.
Chiusi gli occhi, il vento girava intorno e strumenti si aggiungevano ad altri strumenti. Ciascuno aveva una voce. E tutti insieme erano musica. La musica del vento.

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