A ritroso

Cacconti di viaggio (e-book). Un inno al viaggio, ai suoi mezzi, alle destinazioni e ai luoghi di partenza. Che diventano ritorno. Viaggiare a ritroso per percorrere il futuro.

Link al sito dell’Autrice. https://danielagrandinetti.blog/a-ritroso/

Link alla pagina sul sito dell’editore: https://delos.digital/9788825401042/a-ritroso


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Le mani in tasca

Dal sito dell’Autrice:

Oriana, fin da bambina, matura la consapevolezza di non poter sopportare alcuna ingiustizia. Per sfuggire all’oppressione della gabbia provinciale, una volta cresciuta decide di frequentare l’Università di Bologna: è il periodo delle occupazioni studentesche, dei sogni e delle utopie di una generazione che negli anni Settanta fa sentire con prepotenza la propria voce. Una voce che si dirama in più direzioni, assumendo toni anche estremi e drammatici.
Dario è un giovane timido, perduto in un mondo tutto suo. La sua vita universitaria è ben diversa, distante dall’epicentro del caos, incanalata verso la passione per il teatro.
È proprio nel mondo del teatro che Oriana e Dario incrociano i rispettivi destini; lei vive la recitazione come un’azione politica, un diversivo che presto finisce per andarle stretto, poiché gli ideali la portano lontano dalle ambizioni personali; per il ragazzo, invece, il palcoscenico diventa l’unico punto di connessione con la giovane attrice, per la quale prova un sentimento sempre più divorante.
I loro ricordi costruiscono un reticolo di bivi, di scelte e di fatalità che finiscono per delineare due esistenze intense, indissolubilmente legate a una delle stragi più controverse della recente storia del nostro Paese.

(clicca QUI per visitare il sito dell’Autrice)


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Il mistero della casa del vento

E’ il primo romanzo scritto da Daniela Grandinetti. Questo è l’incipit:

Incipit

E’ iniziata un pomeriggio di una bella giornata di sole, mentre camminavo su un sentiero che si inerpicava su per la collina. A me piace camminare, con scarpe solide.

Ho notato a un certo punto una casa che sembrava disabitata, nascosta dalla vegetazione incolta. A prima vista sembrava una casa come tante, un edificio squadrato con il tetto a spiovente, i muri gialli, gli infissi bianchi,  l’intonaco leggermente scrostato. Le finestre simmetriche, grigie, chiuse. Tutte. Sul lato destro c’era un porticato, delle sedie di vimini in disordine, alcune rovesciate, scrostate dall’umidità e dal sole. La casa era in stato di abbandono, ma non dava l’idea di non essere più abitata: sembrava ci vivesse qualcuno che non aveva cura del degrado. Il giardino era un ammasso di erba alta lasciata libera di aggrovigliarsi e arrampicarsi ovunque.

“Che peccato”. Pensai spiando dal cancello.

La casa

(..) ci sono degli attimi nella vita che spalancano vuoti di sotto che danno un senso inebriante di vertigine.
Quando senti che puoi cadere. Quando senti che puoi rialzarti. Quando senti che sta iniziando un capitolo nuovo. Quando afferri la bacchetta e sai che se solo compi quel mezzo maledetto giro, alle tue spalle c’è un’orchestra che a un tuo gesto comincerà a suonare. E tu la senti la musica che vuoi suonare. Il più delle volte lasciamo cadere quella bacchetta dalle mani, non ci curiamo nemmeno dove vada a cadere. La lasciamo andar giù e oscuriamo quell’attimo dorato che magari ci potrebbe cambiare la vita, aprire una finestra nuova, guardare le cose da una prospettiva diversa. Sbarriamo gli occhi dell’anima che cerca sogni nuovi.
Ma in quell’attimo, pochi secondi, decisi che volevo farlo quel mezzo giro su me stessa. Tirai un respiro ben assestato, l’orchestra al completo stava rumorosamente accordando gli strumenti. Mi voltai. Una folata di vento mi colpì in pieno volto.
Per la prima volta in tutta la mia vita improvvisamente compresi che il vento ha una sua lingua. Il vento ti prende come un amante, e se ti lasci andare, puoi danzarci dentro, e insieme. E allora potrai sentire le parole. Le parole del silenzio. Sentire il corpo muoversi, o scuotersi, tra armonie e dissonanze.
Ascoltai quel vento: aveva la voce di un violino che suonava piano, in lontananza, come un richiamo timido. Ascoltai aggiungersi un pianoforte, dapprima discreto, per poi agganciare le stesse note del violino. E un violoncello, con il suo timbro umano caldo, sensuale, morbido. E poi ancora percussioni leggere, pulsanti.
Chiusi gli occhi, il vento girava intorno e strumenti si aggiungevano ad altri strumenti. Ciascuno aveva una voce. E tutti insieme erano musica. La musica del vento.


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La malasorte

Fantasmi e leggende, capi di un filo che unisce donne di ieri e di oggi attraverso un destino segnato dall’eterna immobilità dell’entroterra calabrese. Cettina e Tilde, due donne legate indissolubilmente alle loro radici, appartengono a mondi distanti che, tuttavia, riescono a incontrarsi e a non perdersi nel tempo. La leggendaria Cosma, affascinante contadina vissuta agli albori del Novecento, non sembra voler abbandonare le strade di Sovara e tantomeno le menti dei suoi abitanti, diventando protagonista dei loro racconti. Irrompe violenta insieme alla tempesta diffondendo paure e angosce incontrollabili, unite al desiderio di dimenticare un’assenza così presente. Incerta fra l’incubo e la realtà, Cettina non smetterà di cercare il volto che, fin da bambina, l’accompagnava impavida, così da dirimere i nodi del passato e svelare gli inganni e le menzogne dell’infanzia.

Un romanzo profondamente attuale e travolgente, dalla prosa semplice e scorrevole, che trascina il lettore in un viaggio attraverso piani temporali alterati, mostrando gli effetti dell’eterno conflitto fra ciò che è stato e ciò che è.

Questo è il link al blog dell’Autrice.


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